La via Flaminia fu costruita nel 220 a. C. dal censore Gaio Flaminio, probabilmente calcata su tracciati viari risalenti fino all’epoca protostorica.
Lunga 209 miglia, venne aperta per collegare Roma con Fanum (Fano) e Ariminum (Rimini) e quindi con l’Italia settentrionale nell’ambito dell’espansionismo militare romano verso il centro nord e in certi casi venne preferita all’Aurelia.
Il percorso della via (che usciva da Roma attraverso Ponte Milvio), può essere indagato anche da alcuni itinerari topografici antichi che ci sono pervenuti come l’itinerarium Gaditanum, l’Itinerarium Antonini, l’itinerarium Burdigalense e la Tabula peutingeriana. Entrando in Umbria a Ocriculum (Otricoli) si raggiungeva Narnia (Narni) dove c’erano due ramificazioni:
- un ramo detto via FlaminiaVetus, secondo la maggioranza degli storici il percorso più antico, piegava verso nord-ovest e passava per Carsulae (San Gemini), Vicus ad Martis (Massa Martana) e attraverso Mevania (Bevagna) raggiungeva Forum Flaminii (San Giovanni Profiamma) a nord-est di Fulginium, chiamato così dal nome della via Flaminia
- un altro ramo costruito poco dopo detto via FlaminiaNova (o diverticolo orientale passante per Spoleto) da Narnia (Narni) giungeva a Interamna (Terni) e, attraverso Spoletium (Spoleto) si ricongiungeva al Forum Flaminii, con il tracciato proveniente da Mevania. Progressivamente questo tracciato, che passava per città fiorenti per i mercati e il traffico delle merci, divenne il più importante.
Tabula Peuntingeriana – La Via Flaminia
La via Flaminia Vetus e variante Nova
(sottolineate le colonie romane con l’anno di colonizzazione)[1]
Passato il Forum Flaminii si raggiungeva Nuceria Camellaria (Nocera Umbra), Tadinum (Gualdo Tadino), Helvillum (Fossato di Vico), uscendo dagli attuali limiti orientali della regione ad Ensem (Passo della Scheggia) e quindi attraversando gli Appennini.
Un’altra importante variante detta meridionale o septempedana partiva da Nuceria Camellaria (Nocera Umbra), seguiva il confine tra Umbria e Picenum e, passando per Septempeda (San Severino Marche), raggiungeva l’Adriatico ad Ancona.
[1] Le città di Narni, Spoleto, Rimini e Senigallia (Sena Gallica) furono colonie romane, cioè città con larga autonomia, che non pagavano tributi, ma dovevano fornire milizie e seguire la politica estera di Roma. Mappa dal sito keytoumbria: http://www.keytoumbria.com,